GQ Italia

AL CENTRO DELLE VARIE PROMESSE del nuovo corso di GQ, inaugurato ormai tre anni fa, c’era quello di cambiare il racconto della mascolinità, o meglio di accompagnare un cambiamento che era ed è nell’aria, anche soprattutto grazie alle nuove generazioni, mettendo in risalto tutti quegli aspetti che non facevano più del maschio un monolite, un pelo noioso oltreché nocivo, tutto certezze e potere e sicurezza di sé. E per fare tutto questo, ci dicevamo, una delle prime cose cui dare una sterzata decisa era il racconto dell’altro sesso. Mettendo insieme questo numero, non ho potuto non notare, con una certa felicità, che quelle dichiarazioni non sono rimaste solo delle belle parole, ma sono oggi parte integrante del nostro modo di concepire GQ. Partendo, ovviamente, dalla storia di copertina. Cosa rappresenti…

FRANCESCA SCANDELLA Fotografa di moda e sport, per questo numero di GQ ha immortalato le calciatrici del Como Women in un portfolio dedicato al nuovo look della squadra (pag. 59) JOSHUA HAMMER Per anni corrispondente internazionale per Newsweek, collabora, tra l’altro, con il New York Times e Outside. Su GQ di ottobre ci ha raccontato il restauro di Notre-Dame (pag. 118) PIETRO COCCO Fotografo di moda e videomaker, vive tra Milano e New York collaborando con brand e riviste. In questo numero ha scattato i nuovi fashion trend di stagione (pag. 124) BRANDON TAN Stylist e fashion editor di GQ US, in questo numero ha selezionato i look del servizio tra arte e moda ispirato alle nuove opere di Wes Lang (pag. 100)…

MOCASSINI APOCALITTICI Ti sei mai chiesto come potrebbe essere un paio di mocassini con i leggendari morsetti di Gucci se fosse equipaggiato nello stile distopico dell’universo di Mad Max? Questi bestioni con suola massiccia e borchie sono la risposta. TRUCKER DA RANCHERO Louis Vuitton Uomo ha creato una giacca con una stampa chiamata “Cowmooflage”. Un neologismo che nasce dall’unione del motivo distintivo “Damoflage” del direttore creativo Pharrell con l’utilizzo di una setosa pelle di vitello. OROLOGIO TARTARUGA Negli archivi di Cartier non mancano forme di orologi attraenti, ma la sinuosa Tortue, lanciata per la prima volta nel 1912 prima persino del leggendario Tank, potrebbe essere la più affascinante di tutte, soprattutto se realizzata in platino scintillante. OCCHIALI SLOW FASHION Proprio come le sontuose maglie in cachemire del marchio, gli occhiali…

PER CHI SI AVVENTURA Le scalate, quelle vere, si fanno anche in città e Salomon lo sa, motivo per cui le sue scarpe sono perfette anche nel tragitto casa-lavoro. IL COLORE VIOLA Per chi ha voglia di sperimentare con una tinta insolita, la tecnica in questa giacca di Colmar c’è tutta. Sereni. L’OCCHIALE EXTRA BOLD Rettangolari, con le aste siglate dal dettaglio con logo D2 dall’effetto tridimensionale, il D2Eyewear è per chi non vuole passare inosservato. OTTIMA ANNATA O la ami o la odi, noi siamo della prima scuola di pensiero, e questa cravatta in seta nei toni di un buon Bordeaux la firma Corneliani. FLASH MOB Cuciture laserate, impermeabilità allo stato puro, People of Shibuya vuole farci viaggiare nel massimo del comfort con la sua giacca in Gore-Tex Infinium.…

QUANDO quattro anni fa mi sono trasferito a Milano, non sapevo molto della città. Ne ignoravo i quartieri, le linee della metro o il palazzo in cui sarei andato a vivere. Tolte quelle poche nozioni da guida turistica, l’unica cosa che conoscevo della città era Slam Jam. Il nome, ma anche la storia e la persona che c’era dietro, Luca Benini. Una storia iniziata 35 anni fa lontano da Milano, a Ferrara per la precisione, dove Slam Jam ha ancora la sua sede principale e dove incontro Luca in un lunedì di fine luglio. «Dovrei parlare per un’ora», mi dice ridendo quando gli chiedo di ripercorrere la storia della sua azienda. «Dopo ho il dentista», aggiunge Benini, seduto a un tavolo di vetro posizionato nel suo ufficio al secondo piano…

World Motori «LE VECCHIE AUTO sono belle, ma non sono funzionali», mi ha confessato Rob Howard un giorno di questa primavera. «La gente non vuole ammettere che sono una rottura di scatole. Di conseguenza, si tende ad accampare scuse per evitare di guidarle». Howard non è immune al loro fascino: ha una piccola collezione di auto con cui armeggia, tra cui una Chevy Bel Air wagon del 1957 e una Toyota Land Cruiser dell’88. Per andare e tornare dal lavoro, però, ha bisogno di un modello che non sia di lusso. La sua vettura di tutti i giorni, ha confessato, è un pick-up elettrico Rivian R1T. È semplicemente più funzionale. Ci siamo incontrati nel suo ufficio, non lontano da San Francisco, circondati da fantastici esemplari d’epoca in procinto di essere…